A Bologna la rigenerazione urbana passa anche sotto i ponti

Creato intorno a un’idea di rigenerazione urbana, Libia 72 è il fulcro della ristrutturazione di una parte delle sotto arcate del ponte di via Libia a Bologna, gestito da un’associazione di volontariato senza scopi di lucro interamente dedicata al servizio di accoglienza e gestione dei migranti e richiedenti asilo in transito dall’Italia.

La vocazione di questo luogo è di fare da ponte per le persone di passaggio nel nostro Paese e, proprio per questa ragione, lo spazio è stato pensato da Blox Architettura degli architetti Alberto Giancani e Giulia Sarmenghi, in una chiave inclusiva che favorisse l’incontro, orientato alla condivisione e all’ospitalità e coronato da attività estremamente eterogenee. Nell’anno e mezzo della durata dei lavori, lo studio di architettura ha cercato di fondere gli intenti insieme all’associazione di volontari che abita lo spazio, facendo confluire nelle caratteristiche tecniche dell’intervento gli obiettivi a sfondo sociale. L’esito di questo complesso connubio ha favorito la vittoria di un bando sulla rigenerazione urbana, utile a coprire la quasi totalità degli investimenti.

La struttura si compone di tre arcate con tre altezze differenti. Alla base della progettualità, il principale intento è stato di restituire uno spazio aperto e flessibile, senza particolari vincoli che avrebbero compromesso un utilizzo differenziato al suo interno. Il progetto ha previsto un ripensamento dei locali delle sotto arcate introducendo delle aree destinate ad attività di laboratorio di cucina e piccolo mercato di frutta e verdura, un’area idonea a ospitare attività di workshop, svago e intrattenimento di varia natura e un’ulteriore area di servizio che ospita i nuovi servizi, con accesso anche per le persone disabili, gli spogliatoi e la lavanderia. Per ovviare a un problema di infiltrazioni d’acqua proveniente dal sovrastante manto stradale, è stata introdotta una seconda pelle di copertura interna realizzata con lastre ondulate che consentono all’acqua di defluire in apposite canaline di raccolta. Queste stesse canaline sono state individuate come parte ideale per l’inserimento di un sistema di illuminazione lineare che valorizzasse la curva delle volte e che insieme ai numerosi punti luce distribuiti e più soffusi creasse una particolare atmosfera in grado di definire la gerarchia degli spazi.

Le nuove aperture previste dal progetto hanno consentito di migliorare la circolazione e la ventilazione dell’aria, garantendo anche un’illuminazione più diffusa negli ambienti distribuiti sotto ciascuna arcata. Gli arredi interni sono stati donati da diverse famiglie che fanno parte dell’associazione, aspetto che ha certamente enfatizzato il concetto che lo studio Blox ha fatto suo con questo intervento, ovvero di intendere il design dello spazio come una tela bianca, definendo una eterogeneità che caratterizza le frequentazioni di questa infrastruttura sociale.

 

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