Architettura e sostenibilità disegnano il benessere nella sede Blackfin

La nuova sede del brand Blackfin, specializzato nella produzione di occhiali in titanio, è situata a Taibon Agordino, in provincia di Belluno, e cattura lo sguardo con il rivestimento trapuntato da piccole forature che mascherano, volutamente, la struttura interna con forme slanciate e quasi fantascientifiche. L’edificio è firmato da Anidride Design, lo studio di Nicola De Pellegrini e Giovanni Bez, che con un approccio olistico hanno disegnato uno spazio di lavoro connesso con la natura e in grado di assicurare alti livelli di comfort.


Il compito dei progettisti è stato proprio questo: dare forma al benessere, nel pieno rispetto delle risorse disponibili. “Architettura e sostenibilità, dal nostro punto di vista – afferma Nicola De Pellegrini, architetto e fondatore di Anidride Design -, possono unire le forze per ridisegnare l’immagine dei brand, comunicandone molto più chiaramente la filosofia e Blackfin è un marchio che condivide i nostri stessi principi di sostenibilità. Il compito dell’architettura, in questa delicata congiuntura, è quello di proporre una visione globale più ampia, che conduca alla progettazione di costruzioni che consumino meno e che generino un minor impatto ambientale, senza mai trascurare l’aspetto estetico del risultato finale. Quello legato a Blackfin non è semplicemente un progetto di architettura: è un disegno molto più ampio che comprende anche precise azioni di comunicazione visiva, finalizzate ad affinare sempre di più l’immagine dell’azienda”.

La facciata, realizzata in alluminio, è completamente riciclabile, restando così fedele ai principi del design circolare. Il profilo delle montagne è chiaramente percepibile nella conformazione della copertura, con le sue falde disposte in vari livelli di inclinazione, ma anche nell’imponente verticalità della struttura e nel profilo segmentato della sommità, che rimanda immediatamente all’immagine delle cime delle Dolomiti.

La connessione con le montagne e con l’ambiente esterno è evidente inoltre nelle soluzioni degli interni dove trovano spazio elementi in legno e in pietra, e un giardino verticale sembra evocare delicatamente la maestosità della natura. Il legno utilizzato proviene da produttori veneti ed è a kilometro zero. Nell’edificio è stata realizzata anche una “stanza del silenzio”, un locale interamente rivestito in legno in cui non si possono introdurre device elettronici. Il progetto di Anidride Design, anche per questi motivi, rispetta pienamente i criteri della certificazione CasaClima Work&Life.

→ #Speciale REAL ESTATE
 

Gli ultimi articoli pubblicati sul sito RE² (Requadro), testata indipendente di riferimento del mondo immobiliare nella rubrica ARCHITETTURA curata da OFFICE OBSERVER | Danilo Premoli

 

This opera is licensed under a Creative Commons Attribution – NonCommercial – NoDerivs 3.0 Unported License

SEGUI IL BLOG VIA EMAIL: per restare aggiornati sui settori ufficio e contract è possibile ricevere gratuitamente in anteprima nella propria casella di posta le notizie pubblicate sul blog: basta compilare con il proprio indirizzo email il form a questo link.

 [ TAG: progettazione ]

 [ ultimi articoli pubblicati ]

Informazioni su DP

danilopremoli.w.link
Questa voce è stata pubblicata in N.B., Tutti gli articoli e contrassegnata con , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Una risposta a Architettura e sostenibilità disegnano il benessere nella sede Blackfin

  1. massimo tacconi ha detto:

    Complimenti ai progettisti ma anche alla committenza. Un progetto che sarà senz’altro partito ante Covid19 come vedo dalle immagini interne dell’edificio.
    La mia speranza è che tutte le aziende si riorganizzino in modo funzionale per fare rientrare il personale negli uffici perché solo con l’interscambio diretto di informazioni ed esperienze il mondo potrà progredire. Questo vale per esempio specialmente per Milano in Italia che è avviluppata nella “filosofia” dello smart working essenzialmente seguita dalle multinazionali che sta portando a danni enormi al tessuto sociale. Mi ritengo a questo punto fortunato di vivere e lavorare in provincia dove minore è la pressione verso questa forma di “lavoro”.

Vuoi lasciare un commento a questo articolo?