Il Manifesto di Vienna per l’Umanesimo Digitale

“Il sistema sta fallendo”. Quest’affermazione del fondatore del Web, Tim Berners-Lee, sottolinea che mentre la digitalizzazione apre opportunità senza precedenti, pone anche serie preoccupazioni: la monopolizzazione del Web, l’insorgere attraverso i social media di opinioni e comportamenti estremisti, la formazione di bolle informative (filter bubbles) e di casse di risonanza (echo chambers) che promuovono verità dissonanti, la perdita della privacy e la diffusione della sorveglianza digitale. Le tecnologie digitali stanno minando la società e mettendo in discussione la nostra comprensione di cosa significhi essere umani. La posta in gioco è alta e l’obiettivo di costruire una società giusta e democratica in cui le persone siano al centro del progresso tecnologico è una sfida da affrontare con determinazione e inventiva scientifica. L’innovazione tecnologica richiede innovazione sociale e l’innovazione sociale richiede un vasto impegno sociale.

Questo manifesto è un appello a riflettere e ad agire sullo sviluppo tecnologico attuale e futuro. Ci rivolgiamo alle nostre comunità accademiche e professionali, ai leader industriali, ai decisori e responsabili politici di tutto il mondo, affinché partecipino attivamente alla formazione delle politiche di governo dello sviluppo tecnologico. La nostra richiesta è il risultato di un processo che unisce scienziati e professionisti di vari settori, accomunati da preoccupazioni e speranze per il futuro. Siamo consapevoli della nostra responsabilità per la situazione attuale e futura, sia come professionisti sia come cittadini.

Oggi sperimentiamo una co-evoluzione della tecnologia e della società. La massa di dati, algoritmi e potenza computazionale sta avendo un effetto dirompente sul tessuto stesso della società, cambiando le interazioni tra le persone, le istituzioni sociali, le economie e le strutture politiche. Anche la scienza e le discipline umanistiche non sono risparmiate. Questi profondi cambiamenti contemporaneamente creano e minacciano posti di lavoro, producono e distruggono ricchezza, migliorando e danneggiando al tempo stesso la nostra nicchia ecologica. Modificano le relazioni di potere alterando la gerarchia tra l’umano e la macchina.

Bisogna adottare un approccio illuminista ed umanista. La capacità di automatizzare le attività cognitive umane è un aspetto rivoluzionario dell’informatica. Per molte attività, le macchine superano già quello che gli esseri umani possono ottenere in termini di velocità, precisione e persino deduzione analitica. È giunto il momento di affiancare ideali umanistici a una riflessione critica sul progresso tecnologico. Questo manifesto si pone quindi in continuità con la tradizione intellettuale dell’Umanesimo e con movimenti analoghi che ambiscono a realizzare un’umanità illuminata.

Come tutte le tecnologie, le tecnologie digitali non emergono dal nulla. Sono modellate da scelte implicite ed esplicite e, quindi, incorporano un insieme di valori, norme, interessi economici e ipotesi su come il mondo che ci circonda sia o dovrebbe essere. Molte di queste scelte rimangono nascoste in programmi software che implementano algoritmi invisibili. In linea con il famoso “Circolo di Vienna” e i suoi contributi al pensiero moderno, vogliamo perseguire il pensiero razionale critico e l’interdisciplinarietà che sono necessari per dare forma al futuro.

Dobbiamo progettare le tecnologie in base ai valori e ai bisogni umani, invece di consentire alle tecnologie di plasmare gli esseri umani. Il nostro compito non è solo quello di contenere gli aspetti negativi delle tecnologie digitali, ma di incoraggiare l’innovazione incentrata sull’uomo. Auspichiamo un Umanesimo Digitale che descriva, analizzi e, soprattutto, influenzi la complessa interazione tra tecnologia e persone, per una società e una vita migliori, nel pieno rispetto dei diritti umani universali.

In conclusione, proclamiamo i seguenti princìpi fondamentali:

• Le tecnologie digitali dovrebbero essere progettate per promuovere la democrazia e l’inclusione. Ciò richiederà degli sforzi speciali per superare le attuali disuguaglianze e utilizzare pienamente il potenziale di emancipazione delle tecnologie digitali per rendere le nostre società più inclusive.

• La privacy e la libertà di parola sono valori essenziali per la democrazia e dovrebbero essere al centro delle nostre attività. Pertanto, social media o piattaforme online devono essere modificati per salvaguardare al meglio la libera espressione delle opinioni, la diffusione delle informazioni e la protezione della privacy.

• Devono essere stabilite norme, regole e leggi efficaci, basate sul dibattito pubblico e su un ampio consenso. Queste norme, regole e leggi devono garantire accuratezza predittiva, equità e uguaglianza, responsabilità e trasparenza dei programmi software e degli algoritmi.

• I regolatori devono intervenire sui monopòli tecnologici. È necessario ripristinare la competitività di mercato, in quanto i monopòli tecnologici concentrano il potere di mercato e soffocano l’innovazione. I governi non dovrebbero lasciare tutte le decisioni ai mercati.

• Decisioni le cui conseguenze possono influire sui diritti umani individuali o collettivi devono continuare a essere prese dalle persone. Coloro che decidono devono essere responsabili e rispondere delle decisioni prese. I sistemi decisionali automatizzati dovrebbero solo supportare il processo decisionale umano, non sostituirlo.

• Approcci scientifici interdisciplinari sono un prerequisito per affrontare le sfide future. Le discipline tecnico/scientifiche come l’informatica devono collaborare con le scienze sociali, le scienze umane e le altre scienze, superando le barriere disciplinari.

• Le università sono il luogo in cui si producono nuove conoscenze e si coltiva il pensiero critico. Hanno quindi una responsabilità speciale di cui devono essere consapevoli.

• I ricercatori accademici e industriali devono aprirsi al dialogo con la società e valutare criticamente i propri approcci. Tutto ciò deve essere incorporato nel processo di produzione di nuove conoscenze e tecnologie, preservando al tempo stesso la libertà di pensiero e di ricerca.

• I professionisti di tutto il mondo dovrebbero riconoscere la loro corresponsabilità nell’impatto sociale delle tecnologie digitali. Devono capire che nessuna tecnologia è neutrale ed essere sensibilizzati a considerare sia i potenziali benefici sia i possibili aspetti negativi.

• È necessaria una visione che consideri nuovi programmi di studio che combinino la conoscenza delle scienze umane e sociali e degli studi scientifico-ingegneristici.

Nell’era del processo decisionale automatizzato e dell’intelligenza artificiale, la creatività e l’attenzione agli aspetti umani sono fondamentali per l’educazione dei futuri progettisti e tecnologi.

• L’educazione all’informatica e al suo impatto sociale devono iniziare il prima possibile. Gli studenti dovrebbero imparare a unire le competenze informatiche con la consapevolezza delle questioni etiche e sociali in gioco.

Siamo a un bivio per il nostro futuro; dobbiamo agire subito e scegliere la direzione giusta!

AUTORI
Hannes Werthner, TU Wien, Austria
Edward A. Lee, UC Berkeley, USA
Hans Akkermans, Free University Amsterdam, Paesi Bassi
Moshe Vardi, Rice University, USA
Carlo Ghezzi, Politecnico di Milano, Italia
Nadia Magnenat-Thalmann, Université de Genève, Svizzera
Helga Nowotny, Chair of the ERA Council Forum Austria, Former President of the ERC, Austria
Lynda Hardman, CWI (Centrum Wiskunde & Informatica), Paesi Bassi
Oliviero Stock, Fondazione Bruno Kessler, Italia
James Larus, EPFL, Svizzera
Marco Aiello, Universität Stuttgart, Germania
Enrico Nardelli, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Italia
Michael Stampfer, WWTF (Vienna Science and Technology Fund), Austria
Christopher Frauenberger, TU Wien, Austria
Magdalena Ortiz, TU Wien, Austria
Peter Reichl, Universität Wien, Austria
Viola Schiaff onati, Politecnico di Milano, Italia
Christos Tsigkanos, TU Wien, Austria
William Aspray, University of Colorado Boulder, USA
Mirjam E. de Bruijn, Leiden University, Paesi Bassi
Michael Strassnig, WWTF (Vienna Science and Technology Fund), Austria
Julia Neidhardt, TU Wien, Austria
Nikolaus Forgo, Universität Wien, Austria
Manfred Hauswirth, TU Berlin, Germania
Geoff rey G. Parker, Dartmouth College, USA
Mete Sertkan, TU Wien, Austria
Allison Stanger, Middlebury College & Santa Fe Institute, USA
Peter Knees, TU Wien, Austria
Guglielmo Tamburrini, Università degli Studi di Napoli Federico II, Italia
Hilda Tellioglu, TU Wien, Austria
Francesco Ricci, Libera Università di Bolzano, Italia
Irina Nalis-Neuner, Universität Wien, Austria
Versione italiana a cura di Enrico Nardelli, Marco Aiello, Carlo Ghezzi, Francesco Ricci, Viola Schiaffonati, Oliviero Stock, Guglielmo Tamburrini.

→ Digital Humanism Initiative.

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