Speciale FIABCI #02: La rigenerazione urbana nell’ottica della valutazione d’impatto e degli strumenti di governance collaborativa

“È un onore per FIABCI Italia potere contribuire al blog Office Observer con una rubrica dedicata, anche tramite soci dei capitoli esteri, con articoli riguardanti la rigenerazione urbana e non solo. Lo scambio di punti di vista e di esperienze rappresenta un grande valore aggiunto per i lettori, specialmente se tali contributi provengono da professionisti stranieri. Sarà nostra cura veicolare il link del blog affinché l’interesse ai suoi contenuti si diffonda al di fuori dei confini nazionali”.
Antonio Campagnoli, avvocato, Presidente → FIABCI Italia

La rigenerazione urbana nell’ottica della valutazione d’impatto e degli strumenti di governance collaborativa
[testo di Laura Buzzolani, avvocato collaborativo]

Dall’istantanea dell’oggi alla sostenibilità nel domani: che ne sarà dei tanti progetti di rigenerazione urbana realizzati in questi anni? Riusciranno a mantenersi al passo in un’ottica di sostenibilità futura?

La risposta a queste domande è tutt’altro che insita nei processi di rigenerazione urbana in atto e rappresenta un valido banco di prova della sostenibilità di tali interventi, intesa nella sua accezione primordiale. Sostenibile è ciò che potrà validamente essere messo a disposizione delle future generazioni secondo standard di adeguatezza sociale, ambientale e di governance mutevoli nel tempo, adattati e adattabili alle loro esigenze concrete ed in divenire. Si tratta in realtà di stakeholder oggi non solo assenti ma anche sconosciuti, che prenderanno forma e consistenza non già in virtù di repentini cambi generazionali, ma del lento quanto perpetuo divenire delle cose e che meritano di essere attenzionati e coinvolti proprio secondo la progressione in cui verranno in essere. Nuovi centri d’interesse, insomma, in un contesto per sua natura mutevole.

Si tratterebbe, quindi, in buona sostanza di distaccare il concetto stesso di rigenerazione urbana da ciò che gli è più vicino, cioè dal progetto, e ripensarlo come processo non istantaneo o pre-finalizzato ma come opportunità di salvaguardia attuata ora anche in vista di ignote esigenze future. Questo a patto che ci si sia dotati di strumenti di rendicontazione e di processo idonei allo scopo.

Rigenerazione urbana, quindi, ragionata sì secondo standard di recupero e valorizzazione ambientale, immobiliare e sociale ma raccogliendo in toto la sfida di porla in un’ottica di valutazione d’impatto: ex ante, scegliendo accuratamente gli indicatori del qui e dell’oggi, ma anche successiva e, soprattutto, a valenza programmatica.

In questo modo al concetto di rigenerazione urbana potrebbero e dovrebbero validamente affiancarsi indicatori non solo ambientali e sociali, ma anche e quasi necessariamente di governance, spendibili e riallineabili anche nel futuro. Porre la rigenerazione urbana in un’ottica di piena valutazione di impatto ed accogliere la valenza programmatica di questo strumento significa passare da un concetto di rigenerazione istantanea nel qui e nell’oggi ad un concetto di rigenerazione riprogrammabile secondo gli obiettivi di stakeholder mutevoli nel tempo. Procedere diversamente comporterebbe, infatti, il rischio che ciò che è rigenerato, sia da un punto di vista del patrimonio ambientale e immobiliare sia di quello sociale, torni a “degenerare” in un tempo rapido in assenza di un monitoraggio composito, costante e ripetuto nel tempo del processo in primis oltre che degli indicatori sociali e di governance.

E dunque, se nella valutazione di impatto si intendono introdurre validi indicatori di governance diventa necessario non solo privilegiare procedimenti partecipativi all’atto iniziale della rigenerazione, ma anche individuare vere e proprie risorse di supporto e strumenti per il continuo monitoraggio, dotando la valutazione d’impatto di una vera e propria “cassetta degli attrezzi” di metodo. Dovremmo, quindi, volgere lo sguardo in maniera naturale verso quelle dinamiche di tipo collaborativo che attuano principi di co-creazione secondo modalità fluide e aperte al divenire.

Metodi e strumenti, tipici ad esempio della Pratica Collaborativa, che nel privilegiare l’ottica della relazione, della prevenzione e della ricomposizione del conflitto e trovando il loro focus nell’indagine degli interessi, possono rappresentare la sede naturale in cui gli indicatori di governance vengono impostati, favorendo nel tempo l’individuazione e il coinvolgimento degli stakeholder oggi non noti.

In conclusione: per una rigenerazione urbana che sia davvero sostenibile, a modesto avviso di chi scrive, devono necessariamente affiancarsi metodi di rendicontazione d’impatto a forte valenza programmatica di breve, medio e lungo periodo e una strutturazione di indici di governance di tipo collaborativo, mutuati dai metodi di gestione dei conflitti della Pratica Collaborativa, idonei a proteggere la rigenerazione da possibili forme di “invecchiamento naturale”.
[novembre 2022]

→ Laura Buzzolani

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