[Le aspettative #03: gli interventi di Alessandro Colombo e Francesco Favaretto]
Presentato da Michele De Lucchi (in questo video) e Marco Predari, presidente Assufficio (a questo link), il SaloneUfficio 2015, a Fieramilano Rho dal 14 al 19 aprile, ha per titolo “Workplace 3.0” e riunirà in un unico spazio le diverse componenti dell’ambiente ufficio.
Quali sono le aspettative di progettisti e addetti ai lavori? In questa terza puntata Office Observer lo ha chiesto ad Alessandro Colombo e Francesco Favaretto.
Alessandro Colombo, Alessandro Colombo
Se potessi sognare mi piacerebbe visitare una mostra (perché chiamarla fiera?) dove tutti contribuissero allo sviluppo della conoscenza e dell’offerta in un clima di concorrenza costruttiva. In particolare trattando di ambienti ove vive l’uomo (perché chiamarli uffici?) vorrei vedere un impegno che vada oltre le esibizioni autoriali, che dimentichi i vani gesti ad uso fieristico, che non tolleri l’esibizione di “immagini” che non hanno riscontro col prodotto. Vorrei toccare la verità dei materiali, vorrei studiare la bontà dei progetti, vorrei immergermi in una tecnologia colta. Ma si può sognare?
Francesco Favaretto, Favaretto & Partners
Credo che oggi, almeno sentendolo i racconti dei miei colleghi più grandicelli (mio padre Paolo e la sua generazione che disegnava col tecnigrafo) il modo di lavorare sia cambiato. Sono entrato nella Favaretto & Partners nel 2008 ed in studio attorno a me c’erano quattro tavoli da disegno con tecnigrafi, anzi forse cinque, non ricordo bene, e sei computer. Oggi l’unico tecnigrafo rimasto è il reperto archeologico di mio padre e che teniamo per il valore affettivo che egli prova nei suoi confronti. È proprio storia recentissima infatti che, all’interno del nostro studio, abbiamo creato un’area lounge, un’area comune, dove prendere il caffè tutti assieme e dove, durante le pause abbiamo il piacere di fare quattro chiacchiere per staccare gli occhi dal magic box chiamato pc. Ci siamo accorti che in questa area lounge accogliamo anche i nostri clienti, che si sentono più a loro agio seduti sul morbido piuttosto che sulla sedia a bordo di un tavolo.
Nel 2015 dove ormai tutti hanno tutto anche sul posto di lavoro, il benessere, il comfort, la felicità interiore non è data solo dall’ergonomia della sedia dove sei seduto, ma anche dal “bello” che ti circonda: oggi più che mai, anche l’occhio vuole la sua parte!
Luce, colori, armonia di forme, il verde delle piante: è lì che troviamo il vero beneficio della nostra giornata lavorativa… o almeno è lì che lo trovo io. Nel dicembre 2010 abbiamo traslocato in uno spazio molto illuminato, con il soffitto alto: un capannone industriale. Forse la deformazione professionale ha inciso sul bisogno quotidiano di spazi più ampi e liberi e il nostro approccio al lavoro dopo questo cambio è “switchato”: spazi aperti, luminosi, che non soffochino prima noi e poi le nostre idee.
Non credo nell’approccio lavorativo del casa/ufficio perché, almeno personalmente, ho bisogno di respirare aria fresca da quando mi sveglio a quando inizio a lavorare, però penso che l’ufficio si stia sempre di più avvicinando al gusto della casa e del contract. Da questo Salone 2015 mi aspetto quindi un prodotto smart, con un’anima a 360° che si presti a tutte le situazioni.
#Speciale Office Observer SaloneUfficio 2015: le aspettative
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